Blog

employer branding boardwalk

Employer branding: vincono imprenditore e dipendenti

Employer branding, un termine che sentiremo sempre più spesso legato all’immagine di un’impresa. Ma cosa si intende esattamente? Si tratta di un concetto relativamente nuovo che racchiude sensibilità aziendali che hanno sempre fatto parte del tessuto imprenditoriale: l’employer, nel senso di colui che offre posizioni lavorative, è naturalmente incentivato a creare il miglior clima possibile all’interno della propria impresa, con il duplice obiettivo di attrarre nuovi talenti e valorizzare quelli già assunti.

Detta così può sembrare che l’employer branding sia qualcosa di estremamente teorico, ma ogni impresa può cominciare ad elaborare progetti efficaci: la creazione di un nuovo sito, con una sezione dedicata al team per esempio, offre visibilità per la vostra squadra; un blog può diventare uno spazio dove raccogliere informazioni utili, anche da un punto di vista formativo, per poi mirare ad essere una piattaforma ancora più ricca; dedicarsi alla revisione delle presentazioni interne, per renderle più semplici da utilizzare per chi deve elaborare kick off e altra documentazione; una maggiore attenzione nella cura dei social come LinkedIn, che offre visibilità non solo all’impresa ma anche ai suoi dipendenti.

A chi si rivolge l’employer branding

Questi sono solo alcuni esempi delle strategie che ogni impresa può applicare in maniera concreta per intraprendere un lavoro di employer branding. Facciamo però un piccolo passo indietro: in senso più ampio una delle prime azioni da intraprendere, come spesso accade nel mondo della comunicazione è stabilire qual è il nostro pubblico. Parlando in generale, solitamente ci si rivolge a:

  • Diplomandi e diplomati
  • Laureandi e laureati
  • Giovani occupati in realtà competitor o in settori diversi ma affini
  • Giovani disoccupati

La cosa interessante dell’employer branding, però, è che parla indirettamente ad un pubblico ancora più vasto e eterogeneo. Come abbiamo sottolineato all’inizio, stiamo parlando di una sensibilità imprenditoriale e in un certo senso personale che può risuonare molto positivamente con clienti, potenziali o da fidelizzare, fornitori ma anche istituzioni formative come Università e ITS.

Insomma, per quanto di per sé le azioni possano non essere così innovative, la coreografia con cui le si coordina può fare la differenza.

I vantaggi dell’employer branding

Ci sono dati molto interessanti sull’efficacia dell’employer branding, a dirlo è il Boston Consulting Group, che sottolinea come il tasso di fidelizzazione dell’impresa possa aumentare con alcuni accorgimenti concreti. Il risultato è una riduzione fino al 28% del tasso di rotazione dei dipendenti. Questo per un’impresa può significare, concretamente, una riduzione dei costi di assunzione, un aspetto da non sottovalutare.

È scontato poi immaginare che i dipendenti tendano a diventare naturali alleati della promozione del brand in sè, e in questo caso il confine tra i vantaggi commerciali e quelli legati all’employer branding. L’unico aspetto a cui bisogna fare attenzione, però, è il genuino vantaggio che può trarre il proprio team dalle strategie attuate dal punto di vista della comunicazione: il caso critico per eccellenza è quello di annunci altisonanti che non si traducono, poi, in cambiamenti concreti all’interno dell’ambiente di lavoro. Nel peggiore dei casi, da questo punto di vista, può accadere che la strategie si rivolti contro il datore di lavoro, che perde la fiducia guadagnata dai suoi dipendenti.

NEWSLETTER BOARDWALK

Da oggi puoi rimanere in contatto con noi ed essere sempre aggiornato su tutte le novità.
X